Noi delle Frise, allevatori di vocazione e ristoratori per necessità, abbiamo sempre interpretato l’agriturismo come una forma di integrazione dell’attività agricola e di allevamento. Il nostro lavoro di coltivatori ed allevatori è un impegno che non conosce sosta: la terra segue il ciclo delle stagioni e conosce la pausa vegetativa invernale, ma gli animali vanno accuditi ogni giorno dell’anno. È pertanto fondamentale che vi sia una grande passione che motivi lo sforzo di tanto lavoro: produrre in modo sostenibile e fare cibo di qualità costa in termini di tempo e di denaro.
Il costo dei prodotti ottenuti da un’economia di montagna che si ispira alla tipicità ed alla salvaguardia dell’identità culturale gastronomica del suo territorio non può essere uguale a quello dei prodotti di un’economia intensiva, la cui logica si basa sulla produzione quantitativa per l’abbattimento dei costi: quantità non sempre a salvaguardia della qualità. È quindi necessario poter raccontare il proprio lavoro, l’impegno e le regole che stanno dietro ad un prodotto che vuol essere buono, che vuole rispettare la naturalità e che vuole remunerare chi lo produce.
Noi siamo cibo, perché senza cibo non possiamo vivere e quindi è giusto che scegliamo per noi prodotti di qualità, salubri e che appaghino il nostro piacere di alimentarci. L’agriturismo deve saper raccontare il territorio, i suoi prodotti, deve far conoscere i produttori ed il loro lavoro, deve riuscire a creare la fiducia del consumatore nel produttore e nei suoi prodotti, perché è solo tramite questa alleanza che il consumatore può scegliere e può alimentarsi in modo consapevole.